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Tra il debito che galoppa e Renzi senza briglie, Confindustria “scopre” che il Pil non va…

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crisi 1di Luca Lippi

La galoppata del governo prosegue basando i programmi su stime confortanti solo sulla carta, e trattative per la gestione dell’agenda (semestre italiano alle porte). E allora diamo uno sguardo al percorso che abbiamo davanti.

Obbligatorie sono due premesse, perché è opportuno cominciare ad usare chiarezza a conforto dell’intelligenza di chi vive la politica da fiducioso spettatore. La prima premessa è avere chiaro che il debito aumenta a passi da 20 miliardi il mese, e l’aumento del debito è la matematica certezza di maggiori tasse future (il debito pubblico non è altro che un differimento di imposta, non tassare oggi per farlo domani). In un’economia con impostazione sana, produrre debito per finanziare la crescita procurerebbe un maggior flusso futuro di reddito e quindi il recupero della tassazione differita e tutto quello che avanza a vantaggio della collettività.

La seconda premessa riguarda la gestione dell’agenda da parte del governo italiano in commissione europea (il semestre di turno non è altro che la gestione dell’agenda, non è niente di cui vantarsi). A tale proposito la Merkel ha già detto a Renzi che può mettere all’ordine del giorno quello che vuole purché non inserisca cose serie e non parli di soldi. Quello che trionfalmente ha ottenuto Renzi, è solo un occhio chiuso sulla redazione di bilancio.
Date le premesse, esaminiamo le stime confortanti di Renzi, e quelle reali dei numeri, stavolta usando i dati del Centro Studi di Confindustria.
Le previsioni economiche per l’economia italiana peggiorano! Secondo il Centro studi, è previsto un aumento del PIL di 0.2% mentre il Governo stimava almeno 0.7% (per il 2014).

La previsione per il 2015 del governo era di un aumento del PIL di almeno 1.2% mentre il Centro Studi di Confindustria stima solo 1%. Qualcuno eccepirà che comunque è positivo, ed è oggettivamente vero, ma è insufficiente e del tutto inadeguato se confrontato al peggioramento progressivo del tessuto economico che non riesce a produrre reddito sufficiente per confortare uno stimolo adeguato. Confindustria (dice sempre la stessa cosa) scrive: “È necessaria una scossa politico-economica molto forte per riportare l’Italia su un più alto sentiero di sviluppo” segue il comunicato di Confindustria … “l’Italia cammina sul filo del rasoio”.

Come il solito, le conclusioni di questi comunicati sono la fiera delle banalità, a noi interessavano i numeri, che poi Confindustria concluda che non ci sarà alcun bisogno di una manovra correttiva, lo consideriamo un modo per continuare a potere esprimere opinioni per non essere inghiottita dal bulgaro oblio.

Le conclusioni sono che siamo in netto ritardo sulla tabella di marcia, quella stabilita dal governo, e quindi gli obiettivi si allontanano. Tuttavia non è una novità, è dal 2011 che abbiamo venduto il carburante per acquistare un’auto più potente, ora abbiamo poca benzina, e la stiamo sprecando per far fare il giro di rappresentanza!


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